
Una grandissima e toccante performance di Giulia Lazzarini ci rende questo testo scritto sulla base di alcune testimonianze di infermiere, soprattutto quella di Mariuccia Giacomini.
Con l’arrivo di Basaglia, il dialogo e il rispetto hanno preso il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” di coloro che dovevano curare e la “follia” dei ricoverati.
Scattava fra loro una complicità all'insegna della comprensione e della condivisione della umana sofferenza.
La protagonista riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia particolare (quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol tornar), ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la spinta straordinaria (di mutamento) di quegli anni si è affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale.
Camicie di forza, sporcizia, ricorso massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi, elettroshock. Lobotomia.
Questo era il manicomio prima dell’arrivo di Franco Basaglia: un sorta di lager in cui sui ricoverati si perpetrava ogni tipo di coercizione e violenza. La legge Basaglia è uno dei punti più alti della storia della nostra democrazia.
È stata una delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, per riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono – non si devono - riportare indietro.
Coreografia
Testo e regia Renato Sarti con Giulia Lazzarini musiche Carlo Boccadoro scene e costumi Carlo Sala - luci Claudio De Pace
Interpreti principali
Giulia Lazzarini
Compagnia
Teatro della Cooperativa in coproduzione con Mittelfest con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto Next con il sostegno della Provincia di Trieste
Note
Premio Anima per la crescita di una coscienza etica
Via Benedetto Cairoli, 53 - 26041 Casalmaggiore (CR)